121 piccole cose in BAGNO

Lavatoio a mano

Queste tavole di legno venivano utilizzate presso i lavatoi, luoghi dove veniva fatto il bucato. Prima dell'introduzione dell'acqua corrente nelle case, le donne andavano a fare il bucato presso un lavatoio pubblico. I lavatoi erano anche luoghi in cui la gente andava per socializzare e parlare. Tutto cambia con l’arrivo delle prime lavatrici negli anni ’40, ma fu solo con lo sviluppo economico degli anni ’60 e ’70 che la lavatrice ebbe una notevole diffusione nelle abitazioni degli italiani.

I panni sporchi ....

I panni sporchi vanno lavati in casa… diceva il saggio, eppure a dispetto di questo antico adagio, ricco di sottintesi, non è stato sempre così. 

Al tempo dei miei nonni, lavare i panni era una faccenda impegnativa, rumorosa e “affollata”. Un tempo non bastava una sola persona per lavare i panni, servivano le forze di tutte le donne di casa. E non bastava un solo giorno per completare il lavaggio, ne servivano addirittura due.

Era un’operazione talmente lunga e faticosa che la svolgevamo solo una volta al mese. Tieni presente che le famiglie erano molto più numerose di oggi. Noi, per esempio, eravamo in 15 persone. Prova a immaginare quanti panni accumulati!

La giornata iniziava presto, noi donne ci recavamo al pozzo per raccogliere l’acqua. Dovevamo sollevare recipienti pesantissimi e portarli fino a casa, dove l’acqua veniva rovesciata in grandi pentole e messa sul fuoco. Quando bolliva, aggiungevamo la cenere, quella presa direttamente dal caminetto. Ottenevamo, così, il nostro “detersivo” chiamato liscivia: un liquido grigiastro che aveva un grande potere pulente e sbiancante.

Se i panni erano tanto sporchi, iniziavamo con un “prelavaggio”: i capi venivano sfregati energicamente con una spazzola di saggina e con il sapone di Marsiglia. Che fatica!

Dopodiché, entrava in scena l’antenato delle moderne lavatrici: un mastello di legno con un buco sul fondo, sospeso su un treppiedi. Sotto, in corrispondenza del foro (che si poteva aprire e chiudere), mettevamo un secchio che raccoglieva l’acqua di scolo.

Le fasi del lavaggio erano queste:

·     I panni venivano messi nel mastello e venivano coperti con un vecchio lenzuolo, che serviva da filtro per evitare il contatto diretto con la cenere.

·     Sopra il panno rovesciavamo, a poco a poco, la liscivia. Il liquido, filtrato dal tessuto, bagnava il bucato e poi finiva dentro il secchio posto sotto il mastello. Continuavamo così fino a quando l’acqua di scolo non era trasparente.

·     Poi appoggiavamo degli assi di legno sull’apertura del massello, così l’acqua rimaneva calda, e i panni venivano lasciati in ammollo per una notte intera.

Il giorno dopo le fatiche non erano finite, anzi: dovevamo sfregare bene il bucato con il sapone e con la spazzola e poi andavamo al lavatoio pubblico, dove sciacquavamo il bucato. Sbattevamo i tessuti con forza sulle pietre o su un asse di legno, per eliminare la cenere e il sapone, e poi li strizzavamo bene. Facevamo quello che fanno le centrifughe moderne! Poi, con le nostre pesanti ceste traboccanti di bucato, tornavamo a casa e stendevamo i panni al sole.

La giornata del bucato era finita e la sera, finalmente, ci saremmo riposate tra le lenzuola pulite e profumate. 

305 PICCOLE COSE DI CASA

Sapone di Marsiglia 

Sino agli anni ’60 fare il bucato era una cosa seria che richiedeva diversi giorni e una gran fatica. Innanzitutto il bucato si lavava a mano e non vi erano detersivi liquidi né ammorbidenti, ma l’unico aiuto era quello del sapone.

Lo sviluppo del sapone ebbe origine nella zona di Aleppo in Siria dove erano presenti abbondanti coltivazioni di piante di olivo e di alloro. Da queste materie prime gli arabi ottennero un sapone molto fine, profumato e colorato che in breve tempo si diffuse in tutto il mondo arabo. Il sapone nei secoli è stato utilizzato per lavare la lana nell'industria tessile, per curare piaghe e malattie della pelle, per tingere i capelli e come unguento.

Una curiosità sul sapone ...

La ricetta originale del sapone di Marsiglia contempla l’uso esclusivo di oli vegetali, prevalentemente quello d’oliva, la cenere di piante marine come alcalinizzante, l’essiccazione al sole e il taglio a mano. Già nel 1688 il ministro francese Colbertin, per difendere il vero sapone fatto a Marsiglia, emise un editto che stabiliva queste caratteristiche, per combattere la concorrenza di saponi di minore qualità prodotti soprattutto a Genova e Savona. Attualmente, in Italia, non esiste una legge che definisca il sapone di Marsiglia, che può dunque essere preparato dovunque e in qualsiasi modo. 

La maggior parte dei saponi commerciali, soprattutto quelli liquidi, non sono vero sapone, ma una combinazione di detergenti chimici, agenti di schiumatura artificiali e sostanze chimiche.

1..  piccole cose in casa

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